Prezzi energia elettrica
Clienti domestici
Per molti anni, in passato, i prezzi medi italiani per le prime due classi di consumo hanno assunto valori inferiori rispetto a quelli mediamente praticati nell’Area euro, sia al lordo, sia al netto delle imposte e degli oneri generali di sistema, mentre per i prezzi delle classi successive, al contrario, si registravano valori superiori, anche con differenze particolarmente accentuate.
A partire dal 2017, e poi nel 2018, si è assistito a un processo di complessivo riallineamento e miglioramento dei prezzi finali dell’energia elettrica dei consumatori domestici italiani rispetto a quelli europei che, al netto di dinamiche congiunturali per la prima classe, sembra sostanzialmente confermarsi anche per il 2019 relativamente alle classi intermedie, pur in presenza di una riduzione, a svantaggio dei clienti finali italiani, del differenziale negativo di cui beneficiavano. Le classi a maggiori consumi interrompono tale processo per tornare alla situazione ante 2017.
Osservando più in dettaglio le dinamiche intercorse da un anno all’altro, nel 2019 i prezzi lordi italiani sono cresciuti in misura rilevante, intorno al 9-10% rispetto all’anno precedente per tutte le classi, a eccezione della prima (Fig. 1.12). Nell’Area euro i rincari sono stati più contenuti, con incrementi compresi tra il 2% e il 3%. All’origine di tali andamenti vi sono, per tutte le classi, aumenti più elevati dei prezzi netti italiani rispetto a quelli dell’Area euro, con valori intorno al +5%, a fronte del -2% circa dell’Area euro.
Clienti industriali
I prezzi medi italiani al lordo degli oneri e delle imposte continuano – come ormai dal 2015 e nonostante i maggiori rincari del 2019 – a non essere più quelli maggiormente elevati tra i principali paesi europei.
I consumatori industriali di energia elettrica del nostro Paese seguitano, infatti, a pagare prezzi più convenienti rispetto agli omologhi tedeschi, sia pure con differenziali negativi in netta contrazione in confronto al 2018. Infatti, la contrazione dei differenziali negativi è pari a circa il 10% (per la seconda classe si passa, per esempio, da -12% a -1%), ma è più elevata per l’ultima classe (per la quale il differenziale si contrae di 22 punti percentuali, da -36% a -13%).
Si mantiene un differenziale negativo anche rispetto alle ultime tre classi del Regno Unito, per quanto, anche in questo caso, in significativa diminuzione. La Spagna torna, invece, a essere più conveniente per tutte le classi, dopo che nel 2018 i prezzi italiani erano risultati più bassi per la prima e per l’ultima classe. Rispetto alla Francia i prezzi italiani restano, invece, spiccatamente più elevati, con i divari che si aprono ancora di più, fino a raggiungere valori intorno al +60% per le classi a maggiori volumi.